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Apre al pubblico lâ8 marzo presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, âHenri Cartier-Bresson Fotografo,â 140 scatti in una grande mostra promossa dal Comune di Ancona ed organizzata da Civita Mostre in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi.
Fino al 17 giugno 2018 sarĂ possibile immergersi nel mondo di uno dei piĂš grandi maestri del Novecento, per scoprire il carico di ricchezza di ogni sua immagine, testimonianza di un uomo consapevole, dal lucido pensiero, verso la realtĂ storica e sociologica. Â
Quando scatta lâimmagine guida che è stata scelta per questa rassegna retrospettiva, Henri Cartier-Bresson ha solo 24 anni. Ha comprato la sua prima Leica da appena due anni, ma è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. Ă incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema. âSono solo un tipo nervoso, e amo la pittura.â ⌠âPer quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nullaâ affermava. Non capire nulla di fotografia significa, tra lâaltro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perchĂŠ lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel qui e ora, nella risposta immediata del soggetto. Per Cartier-Bresson la tecnica rappresenta solo un mezzo che non deve prevaricare e sconvolgere lâesperienza iniziale, reale momento in cui si decide il significato e la qualitĂ di unâopera.
âPer me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneitĂ , il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per “dare un senso” al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilitĂ e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicitĂ di espressioneâ.
Henri Cartier-Bresson non torna mai ad inquadrare le sue fotografie, non opera alcuna scelta, le accetta o le scarta. Lo scatto è per lui il passaggio dallâimmaginario al reale. Un passaggio ânervosoâ, nel senso di lucido, rapido, caratterizzato dalla padronanza con la quale si lavora, senza farsi travolgere e stravolgere. I suoi scatti colgono la contemporaneitĂ delle cose e della vita.
âPer parlare di Henri Cartier-Bresson â afferma Denis Curti, curatore della mostra ad Ancona – è bene tenere in vista la sua biografia. La sua esperienza in campo fotografico si fonde totalmente con la sua vita privata. Due episodi la dicono lunga sul personaggio: nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra “postuma”, credendolo morto in guerra e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, con immensa ironia dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Sempre nello stesso anno fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa agenzia Magnum Photos. Insomma, Cartier â Bresson è un fotografo destinato a restare immortale, capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna e di influenzare intere generazioni di fotografi a venire.â
La mostra ad Ancona è una selezione curata in origine dallâamico ed editore Robert Delpire, scomparso lâanno scorso, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, istituzione creata nel 2003 assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia MĂŠlanie e che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti. Lâallestimento della mostra è curato da Denis Curti e Andrea Holzherr per conto di Magnum Photos.
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