Nelle Marche 118 chilometri di coste mangiati dal cemento (61%) . Legambiente , subito un piano di salvaguardia

 

 

 

Ancona .- Nelle Marche sono 118 i chilometri di paesaggi costieri spariti per sempre sotto il cemento, trasformati prevalentemente da case, alberghi, palazzi, porti e industrie, pari al 61,5% del totale. Risultano liberi dall’urbanizzazione quasi solamente le aree ricadenti nelle due grandi aree protette, formate dal Parco Regionale del Monte Conero e il Parco Regionale del Monte San Bartolo, che, anche grazie alla morfologia montuosa, hanno fatto da freno al cemento.

È questa la fotografia scattata da Legambiente e che viene raccontata nel libro “Vista mare. La trasformazione del paesaggi italiani costieri”- edito da Edizioni Ambiente e pubblicato con il supporto di Castalia. Si tratta di  una ricerca approfondita delle aree costiere che, con analisi fotografiche e numeriche e contributi scritti, fa il punto sugli oltre 6mila chilometri di costa del nostro Paese, compresi quelle delle isole maggiori minacciati dal cemento ma anche dell’erosione costiera e dai cambiamenti climatici. Un viaggio fotografico, regione per regione, per vedere, attraverso una serie di scatti satellitari ravvicinati come è cambiata la costa e come il cemento, nel corso di questi anni, abbia deliberatamente invaso i litorali anche in barba alla Legge Galasso in materia di tutela paesaggistica, approvata nel 1985 e che prevede un vincolo di tutela per le aree costiere fino a 300 metri dalla linea di costa.

Secondo Legambiente, “dal 1985, nonostante tale legge, sono stati cancellati nelle Marche 7 chilometri di coste, pari al 6,5% del totale. Questo fenomeno di ulteriore occupazione di suolo è stato reso possibile da Piani regolatori comunali e in gran parte a favore di nuove case, per l’espansione di alcuni agglomerati che si susseguono lungo la costa, ma soprattutto, per la saldatura di altri insediamenti causati dall’aumento di densitĂ  dell’urbano costiero.” Nel dettaglio, opere infrastrutturali e industrie occupano 13 km della costa mentre sono 51 i km di paesaggio urbano molto denso, 33 km di litorale sono occupati da insediamenti abitati con bassa densitĂ che si susseguono quasi ininterrottamente lungo la linea di costa. Restano 33 km costieri che possono considerarsi ancora paesaggi agricoli e 39 km di paesaggi naturali.

“Questi numeri parlano chiaro: nelle Marche il paesaggio costiero è fortemente a rischio. – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – Le coste sono un bene finito e non rinnovabile che non possiamo permetterci di sperperare. Per il futuro della costa e di tutte le Marche dobbiamo seguire la strada intrapresa dai modelli di gestione delle aree protette costiere, che hanno permesso di preservare il nostro paesaggio, la nostra biodiversitĂ  e di lavorare sul turismo di qualitĂ  e attento all’ambiente. È necessario ed urgente, infatti, lavorare per ampliare le zone di tutela del nostro litorale e riavviare l’iter legislativo per l’approvazione di una normativa che fermi il consumo di suolo nelle Marche. “

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