Ciccioli (FdI): ” No ai manicomi, ma rivedere la Legge Basaglia”

Ancona – “Sull’assistenza psichiatrica, dopo quasi 50 anni, è indifferibile un aggiornamento della Legge Basaglia. Apriamo una discussione seria e costruttiva. Siamo stati a un passo dal realizzarlo, durante la mia attività come parlamentare. A 100 anni dalla nascita dello psichiatra veneziano (11 marzo 1924), certamente un passo in avanti che, credo, avrebbe auspicato egli stesso”.

Questo il commento del capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale delle Marche, Carlo Ciccioli, psichiatra, in occasione del ciclo di incontri promossi dalla Fondazione Libera.mente ETS, dall’istituto di Storia contemporanea della Provincia di Pesaro e Urbino e dalla Mediateca Montanari di Fano.

“Mi riferisco alla PdL, che mi ha visto come primo firmatario, presentata nel gennaio del 2009 e, nonostante si fosse arrivati a un testo unificato approvato in Commissione nel 2010, saltata a pochi centimetri dell’approdo in Aula per la relativa approvazione finale. Non voglio ritornare sui motivi che ne hanno decretato l’affossament- continua Ciccioli- , ma semplicemente riaprire la discussione sulle necessarie e indifferibili modifiche alla normativa Basaglia datata 1978. Sgombriamo immediatamente il campo da un punto: nessuno chiede di riaprire i manicomi. No. ”

Per il consigliere di Fratelli d Italia “la legge Basaglia ha avuto il merito di chiudere i manicomi, ma tra i suoi effetti involontari c’è stato però l’abbandono in strada di tanti pazienti psichiatrici, o l’abbandono in famiglia, per chi ne aveva una. È una legge che tutela la malattia, ma non la persona. Tra i punti centrali della mia PdL, invece, si poneva il focus sulla tutela della persona e sull’aggressione della malattia, andando a modificare il Trattamento sanitario obbligatorio (TSO) prolungato anche a domicilio; il contratto terapeutico vincolante per il paziente; la riabilitazione in comunità terapeutiche psichiatriche; creazione di strutture residenziali. Confermo, data la mia lunga esperienza professionale, che occorre creare percorsi terapeutici obbligatori, che durante i lavori parlamentari ho definito “necessari”, per curare la persona che non ha consapevolezza e non è in grado di autotutelarsi.”

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