Nardini : “Ascoli bloccata da 25 anni di immobilismo politico”

Ascoli.- “Ascoli è bloccata da 25 anni di immobilismo politico, con cui si perpetua una gestione personale e demagogica del potere”. Lo ha detto il candidato sindaco del centrosinistra Emidio Nardini, parlando ad un convegno sul territorio e sulla democrazia partecipata svoltosi ieri al Polo Sant’Agostino.

“Invece di fare gli interessi del popolo , si eseguono solo progetti a beneficio di qualche famiglia e di qualche potentato, senza pensare al futuro e alla crescita della città – ha sostenuto Nardini. E questo perchè la destra ascolana fa solo quello che viene permesso dai veri poteri locali, i quali vogliono che nulla cambi”.

Il candidato sindaco dell’opposizione ha spiegato come la sua coalizione formata da tutto lo schieramento di centrosinistra ( 5Stelle compresi) e che ha messo in campo per la sfida comunale del 8 giugno quattro liste, ha svolto una campagna elettorale diversa da quella di Fioravanti e delle sue nove liste e innumerevoli candidati consiglieri.

“Noi vogliamo una democrazia partecipativa, vogliamo che i cittadini si informino e decidano sapendo quali sono i progetti e le idee avanzate per Ascoli e il suo territorio. Per questo abbiamo svolto una serie di incontri con grandi esperti sui temi della gestione dei rifiuti, del futuro dell’ ex Carbon – che è ancora in stallo totale – sulla nuova agricoltura sostenibile in grado di curare il territorio e dare lavoro ai giovani e non solo. Noi abbiamo fatto e faremo cose diverse da quelle della destra e orientate al bene comune”.

Nello stesso convegno di ieri molto appassionato e apprezzato l’intervento dell’urbanista Paolo Berdini – di origini marchigiane che ha sottolineato i disastri realizzati negli ultimi anni dalla finanza internazionale e dalle banche – 200 miliardi guadagnati negli ultimi mesi solo con l’aumento dei tassi d ‘interesse e mai investiti sui territori.

Ma anche i danni compiuti dalla precarizzazione spinta del lavoro a svantaggio dei giovani, dall’invasione dei centri commerciali a svantaggio dei piccolo negozi che erano presidi di filiere locali di produzione sostenibile, della esternalizzaione di molte funzioni pubbliche ( mense, pulizie, trasporti)  e in generale dalla privatizzazione dell’economia e delle stesse città sempre più brutte e senza anima.

 

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