Tessile calzaturiero del Piceno a rischio collasso

Ascoli.- “La filiera produttiva del tessile-calzaturiero nel Piceno è a rischio senza i fondi covid. E’ urgente far ripartire i consumi, i trasporti ed anche i piccoli eventi e cerimonie” . Lo sostiene Romolo Rossi, segretario della Filctem Cgil di Ascoli.

Le imprese del comparto si trovano in una situazione di stallo, lavorando in maniera molto ridotta e usufruendo però di una cassa integrazione gratuita per le norme sul virus, che evita di causare drammi occupazionali pesanti. Ma solo per il momento, perché a ad aprile, finito il blocco dei licenziamenti potrebbe arrivare una tempesta sul fronte del lavoro. Con centinaia di possibili licenziamenti.

Nell’Ascolano, i segnali che vengono dal rallentamento della produzione Tod’s a Comunanza non sono incoraggianti. L’azienda ha avuto una caduta delle vendite del 30% nel 2020, e per questo anche ha ottenuto un prestito bancario da 500 milioni delle durata di 5 anni. Ma può contare su una struttura solida ed anche sulla ripresa recente del mercato cinese, oltre che su un aumento dei ricavi dall’e-commerce. Del tutto diverse le prospettive per le piccole aziende del settore.

«A Comunanza molti laboratori che lavorano come terzisti per Tod’s sono in difficoltà – spiega Rossi – e questo per effetto del calo produttivo dello stabilimento dei Della Valle, che occupa 300 persone. Sono  attività con 15-20 dipendenti che fanno sempre più fatica a stare in piedi, e che hanno poche alternative».

Ma non c’è solo Comunanza. La crisi sta mettendo in difficoltà anche realtà produttive più importanti, come quelle della vallata del Tronto. È il caso per esempio delle Industrie tessili picene (Confezioni Mary), di Villa S.Antonop, che ora ha 70 dipendenti ma che secondo il sindacato potrebbe procedere a forti tagli dell’organico. «L’azienda ci ha già comunicato questa intenzione – dice il segretario Cgil di categoria – se lo scenario non cambierà a breve. E la cig utilizzata fino ad ora è stata rilevante, così come lo è stata in altre aziende del Piceno, come la Imac di Grottammare».

Il problema per le imprese meno strutturate è anche quello dei costi alti della cassa integrazione ordinaria seguita alla riforma del Job Act – una volta cessati i fondi covid – costi che esse non possono sostenere, e che quindi gestiscono se va bene, aprendo una fase di notevoli tagli occupazionali. «Ma sbaglierebbero a farlo – sostiene Rossi – perchè se poi il mercato ripartisse, rischiano di non avere più quelle professionalità indispensabili per realizzare prodotti di qualità».

Insomma, un quadro allarmate per il comparto calzaturiero e della moda che secondo la Cgil può essere affrontato solo con risorse ingenti per l’emergenza e investimenti  in formazione del personale .

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