Tumore alla cervice uterina, a Pesaro programma di screening

Pesaro. – Dal prossimo 26 giugno il Pap-Test, test di screening per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina, per le donne in fascia di età dai 30 ai 64 anni sarà sostituito con l’HPV Test, indagine molecolare utilizzata per individuare il DNA del Papilloma Virus Umano (HPV) nelle cellule della cervice uterina.
“Un passaggio importante – spiega il direttore generale dell’AST Pesaro Urbino Nadia Storti – che permetterà di avere una diagnosi più precisa e veloce, riducendo i tempi di attesa per lo screening di prevenzione di uno dei tumori, quello del Papilloma Virus Umano, HPV, principale responsabile del tumore al collo dell’utero. Si stima, infatti, che oltre il 90% delle neoplasie insorte in tale sede sia causato da questa infezione virale. L’HPV test consente di rilevare la presenza del virus, condizione necessaria ma non sufficiente per la trasformazione neoplastica, quindi di individuare i soggetti a rischio in fase precoce, anche prima che le modificazioni cellulari siano rilevabili dal Pap test. Sappiamo quanto sia fondamentale per la salute della donne conoscere e anticipare i tempi di cura della patologia neoplastica”.
“Il nuovo test sarà predisposto per la fascia di età dai 30 ai 64 anni – spiega Eugenio Carlotti, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’AST Pesaro Urbino – ed è basato sulla ricerca del Papillomavirus su materiale prelevato con tecnica analoga a quella utilizzata per il Pap-Test. A differenza del Pap Test, con cui si esegue un’analisi morfologica microscopica delle cellule prelevate dalla cervice uterina, l’hpv-dna test permette un’analisi molecolare che rivela la presenza o assenza del DNA e, quindi, dell’HPV nelle stesse cellule. L’esame può essere integrativo del Pap Test che, nella popolazione sana, va effettuato ogni 3 anni. L’HPV Dna Test è un esame di screening che si esegue a partire dai 30 anni di età; se negativo, si effettua ogni 5 anni. Il test dell’HPV ha una sensibilità maggiore nell’individuazione di future lesioni tumorali – conclude Carlotti – e consiste in un prelievo di cellule del collo dell’utero e successiva estrazione dalle stesse del DNA, permettendo l’individuazione del Papilloma Virus Umano e l’identificazione del genotipo virale. “

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