Donatella Finocchiaro è “La Lupa” di Verga a teatro

Porto S.Elpidio (FM). Il talento di attrice e di regista di Donatella Finocchiaro è protagonista, martedì 12 marzo al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio e mercoledì 13 marzo al Teatro Pergolesi di Jesi, di “La Lupa” di Giovanni Verga. Entrambi gli appuntamenti sono proposti nei cartelloni in abbonamento dei due teatri realizzati dai rispettivi Comune e AMAT con il contributo di MiC e Regione Marche e, a Jesi, in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini.

Realizzato con il progetto drammaturgico e la collaborazione alla regia di Luana Rondinelli, i movimenti di scena di Sabino Civilleri e interpretato sul palco dalla Finocchiaro con Bruno Di Chiara e Chiara Stassi.Oggi come ieri, quella che nella novella verghiana è indicata dalla sua comunità La Lupa, è la donna che non si vergogna della sua sensualità e viene per questo additata dal contesto sociale perché libera, strana, diversa. E quella che arriva qui in scena è una Gnà Pina che si batte contro il concetto di vergogna e per affermare la propria condizione di donna autodeterminata. «La mia Lupa – sottolinea l’attrice e regista catanese – è la donna che non si vergogna della sua sensualità e viene per questo additata dal contesto sociale perché libera, strana, diversa. Lei, che di quella tentazione amorosa e carnale per Nanni si considerava la vittima e che, in fondo, Nanni considera carnefice perché non riesce a liberarsi dalla sua tentazione. Il gioco tra vittima e carnefice è un gioco al massacro. Insieme vivono nel “peccato”, e nella follia. Forse solo la morte potrà salvarli».

Il testo amplifica il punto di vista della donna e la possibilità di vivere la propria vita sentimentale e sessuale liberamente, a dispetto di un ambiente retrogrado sempre pronto a puntare il dito contro quello che succede nelle vite e nelle case degli altri. Una lettura al femminile, quindi che esalta alcuni aspetti dell’opera verghiana.

«È una Lupa tridimensionale – spiega Luana Rondinelli – in cui abbiamo dato spessore ai personaggi e soprattutto a Gnà Pina con il suo carattere rivoluzionario e libero. Donatella ha voluto sottolineare questo aspetto anche con un’ambientazione diversa, spostata in avanti, ovvero nella campagna siciliana degli anni ’50, quando la rivoluzione femminile e la libertà sessuale erano ormai alle porte. L’idea è quella che passionalità e alchimia siano cose naturali per qualunque essere umano e quindi anche per le donne».

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