Ancona 13 febbraio.- Nelle Marche un terzo dei negozi di alimentari etnici ha avuto a che fare con la violazione delle leggi. Dalla mancanza di tracciabilità del cibo in vendita a questioni legate alla scarsa igiene nella conservazione dei prodotti fino alla somministrazione indisturbata di alcolici anche ai minori, l’elenco dei reati è lungo. È quanto emerge dal 6° Rapporto nazionale sui reati nel settore agroalimentare, stilato dall’Osservatorio nazionale sulle agromafie in collaborazione con Coldiretti ed Eurispes.
Ma questo è solo uno degli aspetti che emerge nel rapporto in una regione, le Marche, divenuta negli anni appetibile per quanti vogliono operare nell’illegalità . L’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia, ad esempio, segnala la presenza di ‘ndrangheta e camorra ma anche di bande straniere (nigeriani e albanesi).
“Gli interessi mafiosi – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – si insinuano laddove dilaga la fragilità , soprattutto economica, delle imprese. Specialmente in un settore così appetibile come quello della produzione agricola e della ristorazione. L’operatività delle agromafie ha cambiato forma e sostanza nel corso degli anni e per questo motivo l’Osservatorio guidato da Gian Carlo Caselli ha rivisitato i reati penalmente perseguibili. Peccato che la proposta di legge presentata al Consiglio dei Ministri nel 2015 sia ancora in attesa di essere calendarizzata dall’attuale Parlamento. Ci auguriamo che questo 6° Rapporto e la consapevolezza che il volume d’affari annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi, possa spingere l’attuale Governo a prendere una posizione”.
Per tornare alle Marche, un capitolo a parte riguarda il terremoto. La nostra regione, con oltre 15mila imprese coinvolte nel cratere è stata anche presa di mira da fenomeni speculativi. Con la devastazione portata dalle scosse, secondo il Rapporto, ne hanno risentito settore come quello dei cereali (-15%), la raccolta del latte (-35% nelle province colpite) ma anche la produzione di ciauscolo (-15%) e di pecorino dei Sibillini (-10/15%). E questa situazione che ha generato fenomeni di sciacallaggio speculativo. “Sono diverse decine – si legge nel Rapporto – le aziende agricole che hanno ricevuto anche proposte di acquisto con offerte economiche particolarmente basse. Lo stesso fenomeno si è registrato con riferimento a numerose proposte di acquisto avanzate ai proprietari di animali allevati e impossibilitati a restare nelle stalle considerate inagibili perché pericolose o parzialmente crollate. L’obiettivo è quello di rivendere quei prodotti e quegli animali a prezzo maggiorato, a volte anche di tre o quattro volte, approfittando della solidarietà manifestata dagli italiani. “ L’invito della Coldiretti è di mantenere alta l’attenzione.
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