Ance Fermo, tre proposte per rilanciare l’edilizia

Fermo 24 aprile.-Il mondo dell’edilizia, con decine di migliaia di lavoratori nella provincia di Fermo, attende la fine del lockdown, ma si pone una serie di domande e avanza importanti richieste. Come lo sanifichi un cantiere? Il macchinario, l’attrezzatura, l’ambiente?  Come coprire le spese per rendere sostenibile tutto? Ma su tutto, le norme. Gli imprenditori del settore le vogliono “certe e applicabili”. Per affrontare e superare questi problemi urgenti, il presidente di Ance Fermo, Stefano Violoni propone tre mosse che mirate a ridare fiato al settore edile e delle costruzioni. Tutte indirizzate alle istituzioni locali, regionali e nazionali.

La prima è pagare subito i crediti vantati verso la pubblica amministrazione. Ce ne sono molte che si trovano in grave difetto verso le aziende”.

La seconda è invece relativa allo split payment: “Se fatturassi cento euro di lavori – spiega Violoni- in realtà sono 122 con l’Iva; per effetto di questa norma ne riscuoterò solo 100. E così l’imprenditore, in fin dei conti la anticipa. Passano mesi, richieste, controlli, ed altre pratiche prima del rimborso. Se volessimo far arrivare liquidità alle imprese, venga abolita subito questa norma e sbloccato il rimborso del primo trimestre. Non possiamo attendere altri mesi, deve poter bastare l’autocertificazione del commercialista”.

La terza è legata alla ricostruzione. “Si parla degli stati di avanzamento, di uno sblocco di fondi. È una mezza verità – è convinto il Presidente di Ance Fermo- perché se ci sono le risorse, poi c’è anche la burocrazia che impone rilievi in cantiere, comunicazione all’Ufficio ricostruzione e ulteriori passaggi burocratici. Risultato, tutto fermo. Ho spedito una Pec al commissario Legnini e al Presidente Ceriscioli perché si applichi il codice degli appalti e quindi la possibilità di una semplice contabilità del lavoro svolto in quantità provvisoria. Mi hanno detto che si stanno adeguando, attendiamo, le aziende hanno bisogno di quelle risorse”.

Infine, da Violoni arriva un appello al legislatore in vista della ripartenza dei cantieri: “Ad oggi, un caso di Coronavirus, viene classificato come ‘infortunio professionale’, il che può comportare un procedimento civile e penale verso il datore di lavoro. Non dimentichiamo che per il sistema è quest’ultimo che deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile affinché l’infortunio non avvenisse. “

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