Congresso Pd. I sindaci marchigiani ancora tutti renziani ( con Minniti segretario..). La lezione inutile del 4 marzo

Ascoli Piceno 12 ottobre.- Ormai è chiaro. Tutti i principali sindaci marchigiani del Partito Democratico sono ancora..renziani. Nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi anni. Nonostante l’uragano che ha travolto il partito alle ultime elezioni del 4 marzo e consegnato la maggioranza ai “populisti” ( o popolari.. ?) . Nonostante la perdita di consenso elettorale che nelle Marche, è stata provocata anche dalla gestione non felicissima dell’emergenza terremoto. Nonostante il travaso certo di moltissimi voti delle fascie deboli – che una volta erano considerati la base , verso il Movimento 5Stelle e perfino la Lega ( specie nelle aree interne e montane). Nonostante la crisi economica che attanaglia interi distretti industriali che nel passato erano il vanto della nostra regione, crisi che dura da anni e i cui nefasti effetti in termini di delocalizzazioni e disoccupazione non stati stati certi ben affrontati dalla classe dirigente locale , quasi tutta espressa dal centrosinistra . Nonostante ciò, e molto altro, i sindaci che contano  tifano ancora per Renzi e un certo modo di far politica “democratica” che sta facendo scendere il Pd ( ex Pci, Pds, Ds) ai minimi storici , sotto il 19% . Passi per il giovane Matteo Ricci, che da Pesaro è entrato nelle segreteria nazionale renziana del partito, e quindi non poteva fare diversamente. Ma ci si stupisce di come l’esperto Carancini a Macerata, e la Mancinelli ad Ancona, che di capacità amministrativa e talento politico ne hanno da vendere , siano ancora fermi su quelle posizioni. Ma tant’è. Tutti e tre si sono espressi per Marco Minniti ( vedi Renzi..) come auspicabile futura guida del Pd, al termine del congresso. Firmando l’appello di 13 importanti sindaci del Paese ( Firenze, Bari etc) a sostegno dell’ex e pur bravo ministro dell’Interno ( che da ottimo funzionario di quello che fu il Pci, ha saputo gestire bene il suo dicastero, governando la crisi migratoria dalla Libia). Ma la questione non è Minniti. La questione è quale indirizzo il Pd vuole prendere per evitare il tracollo totale, che poi nelle Marche significa perdere la maggioranza storica in consiglio regionale ( prossime elezioni nel 2020). Quali scelte di politica economica e sociale , quali cambiamenti rispetto all’austerità europea, quali approcci alla realtà delle comunità in sofferenze e alle periferie che non siano autoreferenziali e basta ? Sarà curioso vedere quale posizione prenderà il presidente Ceriscioli, che alle politiche del 4 marzo ha criticato il suo successore Ricci per la gestione delle candidature Pd ( e Minniti, nel collegio di Pesaro, è arrivato terzo..). E anche chi avrà un po di coraggio nel territorio e sceglierà non dico la rivoluzione, ma almeno un buon amministratore che guarda a sinistra – e non a destra –  come Zingaretti, anche lui candidato a segretario del Pd. O altri… Vedremo. Intanto già si segnalano le prime schermaglie tra i big del partito ( Mancinelli vs Sciapichetti, assessore regionale maceratese ). E  di sicuro molti , nelle prossime settimane non staranno ad aspettare e a guardare come va a finire. Sempre che , è comunque il caso di dirlo, non sia tutto  un gioco.  Fatto sulla pelle dei cittadini.

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