Donne vittime della tratta che aiutano quelle malate. Comune Ancona premia la solidarietà

Ancona 25 marzo.- Alla presenza del sindaco Valeria Mancinelli e dell’assessore alle Politiche Sociali Emma Capogrossi, si è svolta oggi al Comune di Ancona una cerimonia per la consegna degli attestati alle partecipanti al progetto “Su(l)la testa” , nato nell’ambito del volontariato civico comunale per dare concretezza alla reciprocità solidale e che vede protagoniste donne che aiutano altre donne che si trovano in difficoltà.
In questo caso donne migranti o vittime di tratta e donne in terapia presso la Clinica Oncologica degli Ospedali riuniti di Ancona, accomunate da profondo senso di smarrimento, angoscia e perdita di identità.
Con il coinvolgimento dell’Auser che ha messo a disposizione gli spazi del laboratorio di sartoria di Collemarino e la competenza di alcune volontarie con un passato di sarte, il Comune dorico ha attivato un laboratorio nel quale le giovani straniere hanno realizzato dei turbanti prodotti con tessuti e colori dell’Africa da offrire alle donne in terapia oncologia all’ospedale di Torrette che subiscono la perdita dei capelli. Non solo, presso la Pink room dell’ospedale sono iniziati gli incontri periodici per apprendere come indossare questi meravigliosi copricapi, in un progetto unico e speciale.
La rete che si è costituita per promuovere questa iniziativa è formata dall’ Amministrazione Comunale dalla rappresentante della comunità mozambicana, Nice, dagli operatori dell’Associazione Free woman con esperienza pluriennale con le vittime di tratta alle quali vengono date risposte ai bisogni emergenziali fino a fornire strumenti per un recupero e un reinserimento.
“Tra gli obiettivi di “Su(l)la testa” – spiega il Comune di Ancona- ridurre la sensazione di smarrimento emotivo utilizzando proprio la costruzione di turbanti, simbolo, nella cultura africana, di bellezza e di fierezza, che le donne migranti possono donare alle donne in cura chiemioterapica o radioterapica; migliorare la percezione dei sé e della propria femminilità nelle donne con patologia oncologica; -potenziare e capitalizzare le competenze e le abilità possedute dalla donne straniere e creare pertanto opportunità professionali e occupazionali per donne richiedenti protezione internazionale e rifugiate, favorendo l’auto-imprenditorialità.”

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