Crisi Elica, a Fabriano si protesta ma è tardi : la Polonia non è Europa..?

Fabriano (An).- Oggi nuova manifestazione di protesta a Fabriano contro il piano di riorganizzazione di Elica spa che prevede oltre 400 esuberi. Come nel passato per altre industrie che hanno chiuso i battenti, in quello che fu il grande distretto del bianco – fiore all’occhiello dell’economia marchigiana – istituzioni locali e regionali, sindacati e partiti vanno a sostenere pubblicamente i lavoratori a rischio disoccupazione contro le scelte aziendali.

Giustamente il sindaco attuale di Fabriano, Santarelli – giovane esponente dei Cinquestelle – accusa l’Elica di aver messo in piedi un “piano di delocalizzazione” e non di riorganizzazione.

La Regione Marche, almeno ufficialmente fa la sua parte per cercare di trovare una soluzione, così come le sigle sindacali che promuovo scioperi e quanto altro. Ma a cosa servirà tutto questo ? Secondo l’esperienza del passato, a ben poco.

Negli ultimi 20 anni non si è fatto nulla a livello nazionale e locale per invertire la rotta delle dismissioni industriali, a cominciare da quelle più grandi : Indesit ed Antonio Merloni. Cassa integrazione per anni, desertificazione del distretto, migliaia di posti persi in tutto l’indotto, e null’altro. Elica è solo l’ultimo capitolo di una vicenda negativa della storia economica marchigiana che dura da troppo tempo. E che nessuno ha mai fermato, nemmeno pensando a soluzioni alternative degne di nota ( lasciamo stare gli eventi culturali..). Disoccupazione di massa , impoverimento generale del territorio, e fallimenti a catena di decine di pmi e attività di servizio.

Ma forse il fallimento più grande è quello di un intera classe dirigente, politica e imprenditoriale, che non ha saputo o voluto intervenire per cambiare le cose. Quanto alla Polonia, dove andrà Elica, e che da 15 anni è il Paese in cui si è progressivamente trasferita buona parte dell’impresa manifatturiera italiana ed anche marchigiana, meglio stendere un velo pietoso. Non è Europa anche quella ? E perchè si permettono ancora disastri produttivi e sociali in una nazione a vantaggio di un altra ? L’Europa non è una comunità ormai unita, con le stessi leggi e le stesse possibilità per tutti ?  La risposta è una sola.

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