Esuberi alla Whirpool Comunanza. Ora tutti si svegliano, ma forse è troppo tardi ( come nel passato)

Ascoli Piceno 24 maggio.- L’avevamo anticipato cinque mesi fa, in un pezzo pubblicato sul nostro giornale l’8 gennaio. La Whirpool si preparava a grossi tagli occupazionali nel sito storico ( ex Indesit ) di Comunanza. Quando noi l’abbiamo scritto, gli altri naturalmente- i diretti interessati , gli amministratori, le forze sociali – lo sapevano già da tempo. A noi lo avevano solo confermato, appunto a gennaio due fonti diverse e sicure. Una interna e qualificata dello stabilimento ed una esterna e ancora più importante e significativa, perchè si trattava di un importante associazione di pmi. Associazione che, insieme a sindaci, sindacati e Rsu avrebbero dovuto lanciare l’allarme subito, senza aspettare l’annuncio ufficiale dell’azienda a Roma, avvenuto solo pochi giorni fa, a metà maggio. Invece non l’hanno fatto. E temiamo, come già accaduto innumerevoli altre volte negli ultimi anni nell’Ascolano – e non solo, anche nel Fabrianese – che adesso sia troppo tardi. Scioperi, alzata di scudi degli amministratori di Comunanza e dintorni, proteste della Regione Marche, potrebbero non servire a nulla. E anche se per ora o per i prossimi anni si tratterà per la fabbrica di Comunanza solo di una ridimensionamento  a favore del sito campano ( 150 addetti in meno, su 540 ) , è chiaro che la prospettiva non è quella di  rappresentare un sito strategico per il Gruppo statunitense che ha rilevato le attività della famiglia Merloni, sia a Fabriano che nel resto d’Italia. La Whirpool, che è un colosso mondiale, fa e farà i suoi interessi, non quelli dei territori dove opera (ricordate il caso Embraco, che è lo stesso Gruppo ?) . E se il mercato cambia direzione, cambiano anche i piani e i luoghi dove si realizza la produzione. Tutte cose che gli esperti e gli addetti ai lavoro sanno già, e tutte cose che sono già accadute nel Piceno e in tutte le Marche. E questo ormai da anni, quasi un ventennio almeno, fino alla situazione attuale in cui ci sono interi distretti o area industriali completamente svuotate, dal “bianco” fabrianese all’Ascolano . Speriamo naturalmente di sbagliare, e che tutto quanto volga poi al bello per i lavoratori e le famiglie dello stabilimento comunanzese – che tra l’altro, genera un indotto economico rilevante, ed essenziale per l’area montana in questione. Speriamo, anzi ce lo auguriamo. Ma una multinazionale ragiona in un altro modo, e questo non fa presagire nulla di positivo per il futuro. A meno che non torni finalmente ad operare  in Italia un Governo che tuteli gli interessi nazionali, le sue imprese e i suoi lavoratori. E che quantomeno renda difficile la strada a chi vuole, gruppo italiano o straniero che sia chiudere e delocalizzare, incentivando e sostenendo una permanenza sui territori che è appunto, nell’interesse generale. Facendo ne più ne meno quello che fanno le altre potenze industriali a noi vicine, Europa o non Europa, a cominciare dalla Germania e dalla Francia. Ma qui siamo tornati di nuovo a parlare del nuovo Governo..

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