Gasdotto di 20 km in Valdaso, Coldiretti dice no

Ascoli.- “Appresa la notizia che la SGI (Società Gasdotti Italia) ha inoltrato alla Regione Marche formale istanza per un nuovo gasdotto in Valdaso, c’è forte preoccupazione fra le imprese agricole.” Interviene così la Coldiretti Ascoli Fermo a seguito dell’avvio di un procedimento regionale per la realizzazione di una condotta di gas naturale che prevedrebbe asservimenti e occupazioni di numerosi terreni agricoli senza che ad oggi siano stati ancora coinvolti i proprietari.

“Il progetto – prosegue la Coldiretti – avrebbe una lunghezza di 20 chilometri e completerebbe un anello mancante dell’infrastruttura da Montedinove a Montefiore dell’Aso, attraversando Montalto, Carassai, Ortezzano e Petritoli oltre ad una bretella di completamento di quasi 2 chilometri fra Montedinove e Force che passa per Rotella.

Da quanto apprende la Coldiretti, in questi ultimi anni SGI sta realizzando un programma di investimenti per rinnovare la propria rete di trasporto con l’intento di incrementarne l’affidabilità e la flessibilità di esercizio e, più nello specifico, il completamento dell’infrastruttura in Valdaso avrebbe sia la finalità di mettere in sicurezza la rete di trasporto del gas naturale, sia di garantire ulteriori prelievi legati agli sviluppi del mercato dell’area.

“La notizia – continua l’associazione – ha fatto il giro delle imprese agricole in poche ore, subito dopo la pubblicazione dell’avviso trasmesso ai Comuni interessati e ha destato forti preoccupazioni per il patrimonio frutticolo e viticolo dell’area.
La maggior parte delle piante da frutto, infatti, non entrano in produzione prima di 5 anni dall’impianto.

I vigneti dopo 3 anni dalla messa a dimora delle barbatelle. Di conseguenza, estirpare un frutteto o un vigneto specializzati per consentire la realizzazione del gasdotto, per poi ripiantarlo a fine lavori, si traduce in un mancato reddito, senza considerare che le quote di mercato perse sono poi difficilmente recuperabili. A ciò si aggiunge il costo delle piante ma soprattutto quello della manodopera in quanto, smantellare una palificazione per poi ripristinarla è un lavoro molto complesso e oneroso in termini di forza lavoro.”

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