Editoriale . Il modello Piacenza per uscire dall’emergenza sanitaria

  1. Lo hanno già chiamato il modello Piacenza. E potrebbe rappresentare una speranza concreta per uscire rapidamente dall’emergenza coronavirus. Curando le persone e allo stesso tempo liberando gli ospedali dall’afflusso eccessivo di pazienti, i quali spesso vi giungono quando ormai è tardi. Tutto è nato  da un’intuizione di Luigi Cavanna, Primario di Oncologia dell’ospedale della città emiliana-  che si trova , ricordiamo a 10 minuti di auto da Codogno, nel Lodigiano. Il suo approccio è stato diverso rispetto a quello praticato fino ad ora. Invece di aspettare che i malati, o i residenti con sintomi di Covid19 arrivino nelle strutture sanitarie, si va direttamente a casa loro. E ciò il più presto possibile, e cioè quando i sintomi cominciano a manifestarsi,  senza aspettare che cresca la febbre o si vada in insufficienza respiratoria. Una volta a casa medici e infermieri fanno uno screening, e cominciano a curare le persone con le terapie che si hanno a disposizione oggi : la somministrazione di idrossiclorochina e di farmaci antivirali che si usano per l’Aids ( fonte : sanitainformazione.it). Una volta iniziata la terapia, che può prevedere anche altri supporti sanitari e la pratica del tampone – ma non necessariamente – il paziente viene seguito da remoto, sempre avendo a disposizione dati e aggiornamenti sul suo stato di salute. Così decine di persone sono state curate a distanza, con risultati incoraggianti. Con i ricoveri in Pronto soccorso che hanno iniziato a diminuire, dando respiro all’ospedale e ai servizi sanitari. Se non è la soluzione al problema, di certo è un metodo che può aiutare molto ad affrontarlo. Perchè solo chi non guarisce nella propria abitazione viene poi ospedalizzato e intubato in terapia intensiva. E questo fa una bella differenza, rispetto al caos attuale. Anche nelle Marche si sta iniziando a mettere in campo una prospettiva simile. Con la Regione che ha dato indicazioni all’Asur di istituire squadre specializzate di due operatori che praticano a domicilio il tampone ai casi sospetti di contagio, e assistono  le persone più a rischio. Per il momento si tratta di un’unità specializzata ogni 50 mila abitanti, ma il percorso potrebbe andare nella direzione giusta. Curare precocemente e a distanza tutti quelli che manifestano sintomi da Covid-19, ed evitare l’ospedalizzazione possono essere armi fondamentali per superare l’emergenza ed uscire dalla crisi il prima possibile. Tanto più che le misure restrittive delle ultime settimane sembra  comincino a fare i loro primi effetti, rallentando la diffusione del nuovo coronavirus. Una battagli quindi, che si può vincere. Anche per evitare il tracollo economico e sociale del Paese.
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