La mostra di Tullio Pericoli ad Ascoli non appassiona. Il terremoto senza dolore

Ascoli Piceno 22 marzo.- La mostra appena inaugurata ad Ascoli con le ultime “opere” di Tullio Pericoli non appassiona. Anche il tentativo del “maestro” di rendere omaggio al paesaggio montano distrutto dal sisma, in quel di Arquata del Tronto e forse alle vittime che il terremoto ha causato, non convince. I suoi oli su intonaco esposti in una delle sale di Palazzo dei Capitani, realizzati nel 2018 e che quel dolore immenso, ambientale e umano vogliono rappresentare, ricordano da vicino i lavori che il disegnatore di Colli produce da una vita . Ma senza quell’originalità e quel segno stilistico caratteristico che le tavole del passato – le dolci ed eteree colline del Piceno – identificavano come proprie di Pericoli, irriproducibili da qualsiasi altro autore. Le ultime invece, non danno emozione. Sono fredde, cerebrali e con le case mosse e inghiottite in un bianco luminoso che non fanno pensare ad alcuna tragedia vera, come quella del sisma e dei suoi tanti morti.
Insomma , sembrano quasi fatte per un obbligo istituzionale piuttosto che per un esigenza dell’animo o addirittura per il “sacro fuoco” della passione artistica. A chi scrive non è sembrato neppure che i visitatori della mostra in corso ad Ascoli siano rimasti scossi o colpiti da esse, che affianco ai dipinti del passato – quelli degli anni 80 e 90 sono esposte al pubblico. Se si scoprono tutte le opere collocate nelle sale del palazzo storico, in Piazza del Popolo si può rimanere ammirati solo tornando indietro nel tempo, per apprezzare le opere giovanili del “maestro” di Colli, e null’altro. Da lodare invece il lavoro dei giovani volontari del FAI, che svolgono diligentemente il proprio compito per la mostra. Ma fondazioni ed enti, in considerazione del triste presente che vive il capoluogo piceno, potrebbero fare molto di più.

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