La scuola ai tempi del covid tra rischi e opportunità

di Cristiana Aprile (psicologa e psicoterapeuta)

 

La scuola riparte in presenza. E questo inizio è il simbolo dell’Italia intera che si rimette in moto dopo il torpore, la paura, l’immobilità causate dall’emergenza sanitaria.

Presidi, collaboratori e insegnanti ce l’hanno messa tutta per riorganizzare le aule e i percorsi, elaborare protocolli per riaccogliere i ragazzi e scongiurare contagi.

“I bambini si adattano a tutto” diciamo : è vero. Ma sottovalutiamo che lo fanno leggendo e interpretando i nostri discorsi, i nostri stati d’animo, le nostre emozioni. È quindi ipotizzabile che stiano vivendo e dando un senso a questa nuova realtà ascoltando noi genitori, in primis; noi che da un lato agognavamo il loro rientro a scuola per poter tornare stabilmente a lavoro, ma che abbiamo paura che in tale afflusso possano ammalarsi o far ammalare gli anziani di casa. Per non parlare delle incertezze a cui nessuno “dall’alto” ancora ha dato risposta e che ci lasciano perplessi: una su tutte come organizzarsi col lavoro se il bimbo da un giorno all’altro non può entrare a scuola.

E dopo il nostro, i bambini rilevano e assorbono il vissuto degli insegnanti, a cui quest’anno viene chiesto davvero tantissimo: responsabili non più solo della didattica e del recupero di quella dell’anno scorso, ma anche e soprattutto del rispetto delle regole legate al Covid non di un bimbo ma di 25-28!

Insomma i ragazzi sono senz’altro felici di esser tornati in classe coi loro coetanei, ma agitati da tutta la preoccupazione e l’incertezza che gli gravita attorno. E i più piccoli? Pensiamo ai bimbi di 3 anni che per la prima volta si separano dal proprio genitore e non possono godere di inserimenti e accoglienze calorose e intime!

Che fare dunque?

In primis: i bambini e i ragazzi meritano spiegazioni oneste e veritiere. Non è mai vincente tenerli all’oscuro o edulcorargli i concetti. L’emergenza è iniziata a marzo ma se non lo abbiamo ancora fatto a casa o a scuola prendiamoci un momento per spiegare loro cos’è questo virus, come si trasmette, chi colpisce, quali strumenti di prevenzione abbiamo a nostra disposizione. Già dai 3 anni! Lo scopo è fargli cogliere l’opportunità di poter dare un contributo prezioso alla lotta contro il virus, trasformandoci tutti in veri super eroi. Quindi gli obblighi legati al contenimento del virus non vanno presentati e richiesti con gravezza, bensì come opportunità per essere proattivi e riportare la normalità il prima possibile. Sollecitare e stimolare la collaborazione attiva è ben diverso da imporre regole!

Per esempio all’interno delle classi gli insegnanti potrebbero affidare a ogni alunno un compagno, di cui prendersi cura per tutto il tempo scolastico; non col fine di fare la spia se per esempio egli toglie la mascherina, ma per accudirlo e garantire che sia al sicuro. Sarebbe bello se questa drammatica esperienza ci rendesse più attenti al prossimo e meno egoisti!

Inoltre gli insegnanti potrebbero promettere un premio settimanale alla classe: se dal lunedì al venerdì tutti hanno rispettato le disposizioni date, il sabato si vedrà un film (inerente la didattica) o si avranno meno compiti durante il week-end. Questi sono solo alcuni esempi per alleggerire il clima emotivo a scuola, senza tuttavia abbassare la guardia. Altrimenti tutto ciò che i ragazzi ricorderanno di questo drammatico periodo è che non potevano prestare la matita al compagno che era senza, o che nessuno li ha consolati quando provavano nostalgia della mamma il primo giorno. Un pericoloso ribaltamento di valori, praticamente il contrario esatto di ciò che fino a ieri cercavamo di stimolare!

Scuola e famiglia dovranno sostenersi e supportarsi come mai prima d’ora, malgrado le “distanze”.

Infine, un punto su cui molti non saranno d’accordo ma che ritengo invece utile se non addirittura prezioso: non sottovalutiamo l’importanza della tolleranza alla frustrazione e allo sforzo nella crescita dei nostri figli. Portare la mascherina o fare ricreazione sul proprio banco è impegnativo, ma le cose impegnative nella vita capitano! E se non siamo pronti a sopportarle con spirito di sacrificio da grandi le mandiamo all’aria o le evitiamo. Imparare a tollerare ciò che non ci piace è faticoso ma è un insegnamento che in questo momento possiamo cogliere come opportunità. Facciamo in modo che questo drammatico periodo non venga ricordato dai nostri bambini e ragazzi solo come un anno da dimenticare, bensì da cui imparare e ripartire più maturi di prima.

foto dal portale orizzontescuola.it

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