Madama Butterfly inaugura la stagione del Teatro Pergolesi

Jesi (An) 16 ottobre. – Inaugura venerdì sera 18 ottobre la 52esima stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi con “Madama Butterfly”, tragedia giapponese in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal racconto omonimo di John Luther Long e dal dramma omonimo di David Belasco. Prima dello spettacolo, il pubblico può partecipare all’incontro dal titolo “La trama prima dell’opera”, che il direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini, Cristian Carrara, tiene nelle Sale Pergolesiane (il venerdì alle ore 19 e domenica 20 ore 15), ad ingresso gratuito.

“Madama Butterfly” va in scena in una nuova produzione della Fondazione in coproduzione con Teatro Comunale di Treviso e Teatro Comunale di Ferrara, e l’allestimento della Romanian National Opera di Cluj-Napoca . A dirigere l’opera è David Crescenzi, sul podio della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana; canta il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto dal maestro Davide Dellisanti. Firma la regia Matteo Mazzoni, mentre le scene sono di Benito Leonori, i costumi di Patricia Toffolutti, video designer Mario Spinaci, le luci sono di Ludovico Gobbi, illustrazioni di Riccardo Cecchetti, assistente alle scene Elisabetta Salvatori.
Protagonisti dell’opera sono il soprano Silvia Pantani nel ruolo di Cio-Cio-San alias Madama Butterfly, la giovanissima sposa giapponese del tenente della Marina americana Pinkerton, interpretato dal tenore Francesco Fortes; il mezzosoprano Ilaria Ribezzi è Suzuky, il baritono Italo Proferisce affronta il ruolo del console Sharpless.
La “Madama Butterfly” in scena a Jesi “non è una vera storia d’ amore … per una storia d’amore bisogna essere in due”, spiega il regista Matteo Mazzoni. “Siamo agli inizi del ‘900, a Nagasaki, nel Giappone musicale inventato da Puccini; un giovane tenente della Marina degli USA decide di allontanare la solitudine tipica della vita da soldato comprando una casa in collina con dentro una giovane ragazza, da sposare come formale copertura per normalizzare la compravendita di giovani fanciulle tra i ricchi stranieri e le classi sociali più basse. Butterfly ha quindici anni, orfana di padre, per sopravvivere si è adattata a fare la geisha; non sogna altro che incontrare un uomo vero, magari uno straniero, un eroe venuto addirittura dal mare, luogo mistico dei sogni e dei peggiori incubi per la cultura nipponica, che venga apposta a salvarla, a portarla via. Così, nel primo atto, viene celebrato questo matrimonio, finto per tutti i presenti tranne che per Butterfly stessa, ingannata dalle menzogne di Pinkerton. Proprio da questo amore incompreso e fragile, nasce la nostra “Madama Butterfly”; i personaggi giapponesi in scena non mostrano il loro vero volto, ma tutti indossano le maschere proprie del teatro Noh, che raccontano le emozioni attraverso espressioni codificate nei secoli. E se l’amore raccontato è falso, anche il nostro allestimento non può essere vero, oggettivo, ma un enorme foglio di carta bianca dal quale ottenere diversi Origami, che non riproducono la realtà ma la sintetizzano in astrazione. Entreremo così nella vicenda, come il giovane tenente statunitense alla scoperta di un Giappone fedele ma visionario, con la tipica ricercata ritualità e delineato da un complesso progetto di videoproiezioni, immagini ed illustrazioni originali, riviste e rivisitate, fino a raggiungere il piccolo mondo di Butterfly, fino alla sua solitudine orgogliosa, abbandonata purtroppo come le tante ragazze madri, che si barcamenano nella dura vita di tutti i giorni, in Giappone come ovunque, oggi come ieri”.

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