Ndrangheta e mafia nigeriana avanzano nelle Marche

Ascoli Piceno 6 dicembre.- Dovremmo tutti avere molta paura. Per quello che sta accadendo negli ultimi anni nelle Marche, in fatto di criminalità organizzata. Perchè ormai N’drangheta calabrese soprattutto, ma anche Camorra napoletana e Mafia nigeriana sono tra noi. Lo dicono i numeri e le tabelle che sono contenute nell’ottimo libro della giovane ricercatrice e studiosa di criminologia Sara Malaspina, dal titolo “La criminalità organizzata nelle Marche”.

Nell’agile e concreto volume, edito da Homeless Book, e che ospita anche un intervista con il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Ancona, Sergio Sottani viene spiegata la presenza delle organizzazioni mafiose nel quadro del contesto nazionale e degli eventi più recenti ( anche finanziari) regionali.  Dal che si evincono essenzialmente due cose : le “mafie” italiane, che dominano in particolare nel centronord della regione, agiscono in maniera silente, quasi mimetica e badano a far crescere i loro affari sporchi infiltrandosi senza rumore nell’economia legale. E questo metodo lo usano sempre, se funziona. Ma se non funziona possono arrivare anche a sparare : vedi l’omicidio di un pentito il giorno di Natale 2018 a Pesaro, o la strage di Sambucheto nel ’96.

La seconda cosa che emerge dal libro, è che gran parte del loro business ruota intorno alla droga e poi quindi, al riciclaggio del denaro raccolto ( che qualcuno deve per forza ripulire..). Almeno fino a quando non arriveranno i soldi veri della Ricostruzione post-sisma, e allora lì forse l’asse degli interessi potrebbe spostarsi. Ma anche oggi, per penetrare nel sistema produttivo e investire i denari fatti nell’economia del vizio ( droga, prostituzione e analoghi), l’edilizia è al primo posto. Seguita dal terziario e dai rifiuti.

Tutte queste belle notizie, che dovrebbe allarmare l’opinione pubblica marchigiana, Sara Malaspina le ha illustrate ieri sera alla Biblioteca comunale di Ascoli Piceno in un pregevole incontro promosso dalla lista “Ascolto e Partecipazione”, con la presenza del capogruppo Emidio Nardini e del portavoce Walter Sfratato. “Le mafie meridionali non sono organizzazioni ma vere e proprie istituzioni criminali” ha chiarito l’autrice del libro, svolgendo un escursus storico-giuridico sull’argomento. “E dunque con riti, procedure, tribunali e metodi consolidati nel tempo, da 200 anni ad oggi. Il loro obiettivo principale è arricchirsi ma contando sulla contiguità con il potere, su un rapporto stabile e di lunga durata con chi gestisce la cosa pubblica : altrimenti sarebbero già state sconfitte.. ”

Questo lo hanno fatto nelle regioni del Sud, dove sono nate, ma poi anche in quelle del centronord, dove si stanno espandendo rapidamente, inquinando le aziende e gli appalti con i loro soldi ma anche con ricatti e intimidazioni ( e omicidi quando è necessario).

Una metastasi che,  favorita dal traffico sempre più vasto di stupefacenti in arrivo dai Balcani ( con approdo sulle spiagge da Recanati a San Benedetto) ma soprattutto dal Nordafrica “sta devastando le Marche”, ha affermato la Malaspina.  “Poi ci sono anche le mafie etniche, e in particolare quella nigeriana che sta prendendo piede e collabora con Ndrangheta e Camorra, ma ad un livello più basso : gestisce lo spaccio di droga sulle strade, nel territorio e non ha rapporti con il potere”.

Insomma davvero un bel quadro, che in aggiunta potrebbe produrre un altro pericoloso effetto nella nostra regione, in crisi economica da tempo : quello di costruire consenso sociale, grazie al lavoro che può dare. E’ quanto sostiene lo stesso Procuratore generale Sottani, nell’intervista pubblicata nel volume. Un consenso che nel lungo periodo, potrebbe inquinare non solo le attività d’impresa o la gestione della cosa pubblica – naturalmente partendo dalla corruzione – ma anche il costume, la mentalità della gente marchigiana, che non è certo abituatata a questi metodi. Ma il rischio esiste, è stato ricordato nel convegno, e dovrebbe generare molta più inquietudine. Tanto più quanto a livello di istituzioni e forze dell’ordine si tende a nascondere il fenomeno , per ovvi motivi. Ed invece esso è sempre più presente, e molti episodi di cronaca lo fanno supporre.

A cominciare dall’aumento vertiginoso di fabbriche, magazzini, chalet distrutti da incendi che sono il classico reato spia di una situazione che si sta deteriorando. Poi ci sono anche vicende finanziarie che dovrebbe preoccupare la gente comune o almeno la classe dirigente locale, e che invece non lo hanno fatto : “Come mai – ha ricordato Sara Malaspina nel suo intervento – ad un certo momento sono cominciati a fuggire molti capitali da Banca Marche..? ”

Poi la banca è fallita, e tutti sappiamo come è andata a finire, con migliaia di clienti senza più i loro risparmi. Qualcuno forse sapeva ? E qualcun altro, a più livelli, doveva controllare prima ? C’è solo da augurarsi che certe vicende non si ripetano. E che con la Ricostruzione post-sisma, i controlli – nei cantieri, sul posto, sul territorio – vengano per davvero svolti. Prima che sia anche qui troppo tardi.

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