Ricostruzione, approvate solo 2900 domande su 7500. Cna chiede deroghe urgenti

Ancona 8 ottobre.-  A oltre tre anni dal sisma sono soltanto 7.488 i marchigiani proprietari di abitazioni, che hanno presentato domanda per sistemare la propria casa lesionata. Un numero decisamente esiguo, se si tiene conto del fatto che ad aver subito danni sono stati oltre 40 mila edifici. Eppoi delle 7488 domande presentate dagli sfollati, ne sono state approvate appena 2.986 per un totale di 472 milioni di euro di contributi erogati, meno del 40 per cento.

“Di questo passo”  commenta Marco Rossi presidente di Cna Costruzioni Marche  “serviranno altri venti anni prima di aver rimesso in piedi tutte le strutture lesionate. Nel frattempo l’area del cratere sarà stata abbandonata ai residenti, con pesantissime conseguenze sociali ed economiche sull’intero territorio.”

Secondo Cna  serve un cambio di passo, perché frenati dalla burocrazia e incerti sul loro futuro in quelle zone, i cittadini non presentano neanche le domande per ricostruire le loro abitazioni e le imprese edili sono in difficoltà : “Innanzi tutto occorre rafforzare gli Uffici Ricostruzione con nuove assunzioni che non siano precarie. Poi chiediamo al Governo di accogliere le richieste presentate dalle Regioni Marche e Umbria al precedente Esecutivo, per quanto riguarda la sanatoria per i piccoli abusi, la riduzione dei vincoli per i progettisti, piccoli appalti più rapidi. Vanno snellite le procedure per gli appalti pubblici del terremoto, che vanno affidati dagli enti locali in deroga al Codice Appalti.”

C’è anche un serio problema per i subappalti nei lavori privati. La legge impone di indicare le imprese subappaltanti in sede di presentazione del progetto, ma queste ultime potrebbero non essere più disponibili quando cominciano i lavori. Vincolo che è stato eliminato dal “Decreto sblocca cantieri” ma sussiste nella ricostruzione”. Per Cna “ serve una modifica alla norma che ne prenda atto, eliminandolo”.

Inoltre è sempre più allarme pagamenti per le imprese impegnate nei lavori. Non hanno liquidità e potrebbero fermarsi, dopo una prima fase, rallentando ulteriormente la ricostruzione. Molte imprese locali, dopo i primi lavori effettuati non ne vogliono più sentir parlare.

Insomma, la ricostruzione vera è ancora lontana. E forse non servirà cambiare per l’ennesima volta il Commissario straordinario..

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