Salvo per adesso, lo stabilimento Whirpool di Comunanza. Ma quanto durerĂ ?

Ascoli Piceno 25 giugno.- Salvo per adesso, lo stabilimento Whirpool di Comunanza. L’annuncio della chiusura della fabbrica di Napoli, da parte del colosso Usa degli elettrodomestici, aveva fatto temere anche nel Piceno pesanti ripercussioni, a causa delle possibili modifiche agli accordi tra azienda e sindacati dello scorso anno. Ma così non sembra, almeno per il momento, che sarà.

I 500 addetti del sito in provincia di Ascoli, e gli altri 500 che operano nelle imprese dell’indotto della zona industriale di Comunanza, facendo vivere di fatto l’intero territorio montano, dovrebbero continuare a lavorare. Dal nuovo vertice convocato oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, è arrivata una fumata bianca. Secondo l’assessore regionale al lavoro Loretta Bravi, che all’incontro ha partecipato, l’azienda ha confermato gli investimenti in Italia. “ Le linee guida del Piano industriale firmato nell’ottobre scorso, per quanto riguarda in particolare i siti delle Marche – afferma la Bravi – saranno portate avanti dalla Whirpool, cosi come il trasferimento previsto della produzione di lavatrici e lavasciuga da incasso dalla Polonia a Comunanza con la conseguente salvaguardia dei posti di lavoro”.

Il ministro Di Maio, che dopo la notizia di Napoli aveva minacciato – e giĂ  avviato – la procedura per revocare i 15 milioni di incentivi statali al Gruppo Usa, ha quindi vinto la battaglia contro le delocalizzazioni selvagge ? E’ ancora presto per dirlo. Si può solo affermare che per ora, i lavoratori del Piceno e del fermano possono tirare un mezzo sospiro di sollievo. Così come tutti le decine di attivitĂ  grandi e piccole, aziende, terzisti, fornitori, negozi, laboratori che sulla fabbrica ex Indesit del sud delle Marche continuano a vivere, svolgendo un essenziale ruolo economico e sociale. Ma quanto durerĂ  questa situazione di precariato e di “ricatto” continuo , da parte di chi decide le strategie globali di una multinazionale ? Non era meglio, negli anni scorsi tentare di evitare che l’Indesit chiudesse i battenti, nell’Ascolano come nel fabrianese, e i Merloni vendessero agli americani, invece di arrivare a questo scenario deprimente ? Ma questo è un altro discorso, e riguarda la politica industriale assente ormai, in Italia da almeno 30 anni..

 

 

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