Ascoli. Il 21 Dicembre i vertici aziendali di Kos Care hanno diffuso una nota con la quale esprimono la loro posizione su quanto affermato dai lavoratori delle strutture sanitarie di Porto Potenza Picena, Ascoli, Pesaro e Cagli per motivare il rifiuto del regalo natalizio.
Il Gruppo della sanità privata ritiene che i lavoratori abbiano diffuso “notizie imprecise e strumentali, creando un clima di sfiducia che si ripercuote anche sui pazienti e ledendo l’immagine dell’azienda.”
A queste affermazioni rispondono i Cobas del Santo Stefano : ” Spiegare i motivi per cui viene rifiutato un regalo natalizio non ha nulla a che vedere con il dar corpo a legittime rivendicazioni interne attraverso la diffusione di notizie imprecise e strumentali, come frettolosamente spiegato da Kos Care. E’ semmai strumentale il tentativo di ridurre questa protesta dei lavoratori, ormai diffusa a piuÌ€ strutture (sono stati rifiutati circa 500 panettoni tra Ascoli, Porto Potenza e Pesaro), a un mero differenziale retributivo.
CioÌ€ che viene chiesto – aggiungono i Cobas – eÌ€ infatti qualcosa che ha piuÌ€ a che fare con una piuÌ€ ampia questione di dignitaÌ€ del lavoro. E’ strumentale tirare in ballo l’interesse dei pazienti, addebitando ai lavoratori la creazione di un clima di sfiducia. In questo caso eÌ€ necessario ribadire che se i pazienti e la cittadinanza hanno fiducia nei confronti del Santo Stefano, eÌ€ grazie alla professionalitaÌ€ e dedizione dei lavoratori, e non grazie alle politiche di Kos Care. Non basta poi etichettare come imprecisi e strumentali i contenuti di una protesta condivisa per togliergli fondamento. “
I Cobas ritengono che i vertici dell’azienda abbiano ragione quando parlano dell’assenza del Governo. Ed anzi aggiungono che tutte le istituzioni sono e sono state assenti quando, a fronte di un volume d’affari con la regione Marche cresciuto di circa il 35% dal 2005 al 2012 (da 44 a 58 milioni di euro l’anno di budget assegnato, mentre gli stipendi dei lavoratori sono fermi al 2007).
“Ma – sostengono i comitati di base – nel 2013 Kos Care ha applicato un Contratto con cui ha tagliato il costo del lavoro del 25% (aumentando l’orario di lavoro senza adeguare i salari e diminuendo le retribuzioni per i neo assunti). Qualcuno avrebbe dovuto chiedere conto di quanto stava accadendo. Oggi Kos Care afferma di studiare soluzioni a livello regionale, precisando peroÌ€ che non si possa pretendere che sia la Regione a farsi carico in toto della situazione problematica vissuta dai lavoratori.
Ma per quale motivo la Regione dovrebbe intervenire con i soldi della collettivitaÌ€ per risolvere un problema creato dalla stessa direzione di Kos Care attraverso la scelta (non obbligata da alcuna legge) di applicare un contratto come quello Aris 2012?”