Se la ricostruzione post-sisma è fatta solo da Bocelli e dagli altri donatori..

Macerata 4 giugno.- Ma la Regione, lo Stato, l’Europa dove sono ? La Fondazione Andrea Bocelli insieme a Generali Italia consegnerà il 26 giugno alla comunità di Muccia (Macerata) la nuova scuola elementare del paese, dopo che la vecchia è andata distrutta per il terremoto. Lo stesso tenore parteciperà alla cerimonia, per la gioia di molti residenti oltre che di appassionati di bel canto, musica e arte. Come aveva fatto per la scuola di Sarnano, finanziata in sinergia con l’imprenditore Renzo Rosso, Bocelli continua dunque a fare qualcosa di molto concreto e utile per le aree terremotate marchigiane. Dando speranza a molte famiglie e cittadini dei luoghi colpiti dal sisma nel 2016, e che ancora tengono duro e non emigrano dal loro luogo di provenienza, pur avendone tutti i motivi.

Come il cantante toscano, avevano già fatto ad Arquata per esempio, altre fondazioni private come quella de La Stampa di Torino – raccogliendo il denaro, costruendo e consegnando in pochi mesi scuole e strutture indispensabili per fornire almeno una parvenza di rinascita ai paesi danneggiati dalle scosse, e in gran parte spopolati. A questo punto, quando siamo il 4 giugno 2019 – a quasi tre anni dalla doppia catastrofe  di quella terribile estate – è il caso di chiedersi : ma nonostante le centinaia di milioni di euro annunciati da tempo, cosa stanno facendo le istituzioni pubbliche per avviare realmente la ricostruzione ? Perchè continuano a rimpallarsi le responsabilità dei ritardi nell’avvio dei lavori pubblici nei centri del “cratere” sismico, invece di procedere oltre e fare in modo che le zone montane non vengano davvero e definitivamente abbondonate ? Perchè nonostante le proteste di comitati,  associazioni di categoria, ordini professionali queste istituzioni ancora devono decidere un percorso univoco e chiaro che accelleri i tempi della ripresa civile, economica e sociale delle zone devastate ?

Noi abbiamo denunciato più volte questa situazione, e purtroppo una risposta non l’abbiamo avuta. Come non l’hanno avuto quegli sfollati che a decine di migliaia aspettano ancora nelle “casette” o nelle sistemazioni provvisorie spesso lontane dai loro paesi di origine, che qualcuno cominci a progettare il loro futuro. E magari anche quello di decine di centri montani che altrimenti rischiano di chiudere per abbandono.

Forse allora è venuto il momento di pensare che un progetto complessivo di rinascita per le Marche colpite dal sisma, non esiste proprio.  E non ce l’ha alcuna istituzione pubblica, e tantomeno le forze politiche di colore diverso che quelle istituzioni le gestiscono a diversi livelli. Si continua a procedere invece per tentativi, in ordine sparso, con una settantina di ordinanze da applicare, con tempi differenti a seconda delle condizioni di ogni centro abitato, ma soprattutto senza un disegno o almeno una direzione certa verso cui andare per restituire una dignità a molte comunità locali in grande difficoltà. E naturalmente,  in attesa di un nuovo e imminente decreto che dovrebbe risolvere tutti i problemi dei terremotati, come accaduto nel recente passato..

Insomma un quadro desolante che dimostra come forse ci sarebbe bisogno di una nuova e competente classe dirigente, in grado di operare per l’interesse collettivo senza difendere solo interessi privati e particolari, di partito, di categoria, di territorio. Pensando specialmente a realizzare una ricostruzione agile e moderna, fondata su un edilizia nuova e sostenibile oltre che sicura per i cittadini. Ma non sarebbe l’Italia centrale..

 

 

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