Sisma. Solo 20% dei residenti tornato a casa ad Arquata e nei paesi del cratere

Ascoli Piceno 10 aprile. – Ad Arquata del Tronto dei 1.141 residenti in paese prima del terremoto 22 sono ancora ospiti di albergo  ,403  sono in altre case in sistemazione provvisoria, 430 vivono nelle cosiddette “casette” , mentre 6 sono ricoverati in strutture sociosanitare. Nel complesso 861 persone restano, a due anni e mezzo dal terremoto, ancora in carico alla macchina dell’assistenza ,  più del 75 per cento della popolazione comunale. E quindi appena 280 cittadini sono tornati nelle loro case, sia perché non danneggiate oppure perchè i lavori di ripristino sono stati già svolti.

E non va meglio,  per fare un altro esempio, ad Acquasanta Terme, uno dei comuni più popolosi interessati pesantemente dal sisma. Qui ancora quasi il 23 per cento della popolazione vive in sistemazioni provvisorie, principalmente in abitazioni diverse dalla propria reperite grazie ai meccanismi emergenziali (631 persone, 300 nuclei familiari). E anche nel capoluogo, Ascoli, permangono importanti criticità, con 2.058 persone (875 nuclei familiari) che vivono in case diverse dalla proprio, nello stesso o in altri comuni (4,3 per cento della popolazione “sfollata”). E ancora: Montegallo, Montefortino e Montemonaco hanno tuttora situazioni difficili, così come in altri 25 comuni della provincia picena, dove  ancora molti nuclei familiari sono fuori dalle proprie abitazioni in attesa di ristrutturazione o di ricostruzione.

Per questo la Cna di Ascoli lancia l’allarme e ribadisce con forza la necessità di snellire concretamente le procedure burocratiche che all’alba del terzo anno post sisma fanno ancora del Piceno una provincia con tanti, troppi sfollati. “Ripopolare e mantenere le peculiarità del territorio – spiega il direttore Francesco Balloni- sono le priorità da attuare, operando presto per  ristrutturare e lavorare sulle infrastrutture che sono l’unico strumento per attrarre gli investimenti necessari ad allontanare lo spettro della desertificazione in queste terre. Turismo balneare e turismo montano, in sinergia per un territorio che ha la fortuna di possedere entrambi, sono la sfida per il futuro. Sfida fatta di progettualità ma anche di tempi certi e auspicabilmente più velocizzati rispetto a quelli che abbiamo avuto in questi quasi tre anni di post emergenza”.

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