Nomisma, il lockdown ha cambiato i consumi alimentari

Bologna, 13 luglio  – Il lockdown scaturito dall’emergenza sanitaria Covid-19 ha cambiato le abitudini di consumo degli italiani rafforzando in loro la sensibilità verso i temi della salute, della sicurezza, dell’origine e della sostenibilità dei prodotti alimentari acquistati.

È quanto emerge dal focus sui trend dei consumi alimentari dell’Osservatorio “THE WORLD AFTER LOCKDOWN” di Nomisma, che indaga in maniera continuativa abitudini, stati d’animo, consumi e aspettative relative al post Coronavirus su un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18 – 65 anni).

L’ultimo approfondimento è stato realizzato ad hoc per il gruppo Fileni ed ha voluto indagare sulle abitudini e preferenze dei consumatori di carne.

Made in Italy, Local, sostenibile e bio: come è cambiato il carrello

Durante il lockdown gli italiani hanno fatto scelte più salutari orientandosi verso cibi di maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che in termini di metodi di produzione. Made in Italy e Km 0 sono diventati attributi centrali nella scelta dei prodotti alimentari (il 22% dei consumatori dichiara di aver incrementato gli acquisti in queste due categorie) coinvolgendo anche chi prima non era solito ricercare queste caratteristiche (il 28% ha cominciato ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena).

In crescita anche l’interesse verso i metodi di produzione biologica e sostenibile: durante il lockdown, il 20% degli italiani ha preferito cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale, il 12% ha acquistato prodotti alimentari con packaging sostenibile e il 30% ha sperimentato i prodotti biologici per la prima volta.

L’aumento della consumer base di prodotti a marchio bio si inserisce in uno scenario di crescita che interessa tutti gli indicatori di questo settore +76% la superfice agricola coltivata secondo il metodo bio negli ultimi 10 anni e +66% il numero di operatori impegnati nella filiera dal 2008 a oggi e un valore dell’export pari a circa 2,3 milioni di euro (+2,6%).

Sul mercato interno i dati Nielsen sugli Iper e Super evidenziano una crescita del +3,6% rispetto al 2018 e del +83% rispetto al 2014, facendo aumentare il peso del bio sul totale della spesa alimentare a valore che passa dal 2% al 4% in cinque anni.

Complessivamente le vendite di prodotti alimentari biologici in GDO nel 2019 superano 1,3 milioni di euro. E il lockdown ha accelerato la spinta verso l’alto del settore bio: dal 17 febbraio al 22 marzo 2020 le vendite di prodotti alimentari e bevande bio in GDO (perimetro: Iper+Super+Discount+Lsp) hanno segnato un +20,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. In particolare, è il comparto dei freschi quello su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione dello user bio: +10% nei primi 3 mesi del 2020, con picchi nell’ortofrutta (+15%) e nella carne (+31%).

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