Tra sisma e covid perse il 20% delle fattorie marchigiane

Ancona.- Più di una famiglia marchigiana su due ha un animale in casa. Amici a quattro zampe, soprattutto cani e gatti, che secondo i dati dell’anagrafe regionale degli animali d’affezione superano quota 382mila. Numeri che si aggiungono agli animali allevati nelle campagne marchigiane dove le aziende zootecniche sono oltre 16mila e si occupano di circa 306mila animali tra mucche, bufale, pecore, capre, cavalli e maiali senza contare 4,5 milioni di volatili tra polli, galline, tacchini, oche, anatre ma anche quaglie e, negli ultimi anni, pure struzzi ed emu.

Le rende noto Coldiretti Marche in occasione di Sant’Antonio Abate, Patrono degli Animali, che si celebra il 17 gennaio con la tradizione popolare delle benedizioni degli animali nelle parrocchie e nelle campagne. L’occasione per rilanciare l’allarme su un settore particolarmente toccato dalla crisi sanitaria.

Dal dopo terremoto a oggi si è perso, secondo l’analisi di Coldiretti Marche su dati dell’Anagrafe zootecnica nazionale, il 21% delle aziende mentre il patrimonio zootecnico è diminuito di circa il 3%. Una diminuzione che non tiene conto del comparto avicolo, in controtendenza rispetto agli altri e in crescita del 4%. Nella nostra regione sono presenti circa 3500 allevamenti di bovini, 94 bufalini, circa 4mila ovicaprini, quasi 8mila suini, 430 avicoli e anche 62 attività di acquacoltura tra acqua dolce e mare. Un settore in crisi anche per il perdurare delle restrizioni a ristoranti, bar e alberghi imposte a causa dell’emergenza Covid con il conseguente crollo dei consumi.

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