Troppo ridotti i prestiti alle piccole imprese

Macerata.- La ripresa economica, PIL alla mano, è in atto, associata ad un aumento delle pressioni inflazionistiche dovute alle tensioni sui prezzi dell’energia e a strozzature sul lato dell’offerta, con una spinta degli investimenti fissi lordi. Sono le riflessioni del report sulle “tendenze del credito alle piccole imprese a settembre 2021”, redatto dall’Ufficio Studi Confartigianato.

Andando nel dettaglio territoriale, le Marche attestano in un anno un aumento dei prestiti alle piccole imprese pari al +3,6%, superiore di 3 punti allo 0,6% del totale delle imprese. Lo studio prende inoltre in considerazione i prestiti alle quasi-società artigiane, cioè un gruppo composto da ditte individuali, società di fatto e semplici con almeno cinque addetti e società di persone. Nelle province di riferimento, il Maceratese ha visto ad ottobre 2021 prestiti per 189 milioni di euro con una flessione dello -0,9%, 73 milioni per l’Ascolano (diminuzione al -5,4%) e di 95 milioni per il Fermano, con una variazione nulla, pari allo 0%.

Secondo l’analisi di Banca Italia, le misure anticrisi come moratoria e garanzia statale sui prestiti e contributi a fondo perduto, hanno significativamente ridotto l’uscita dal mercato delle imprese in seguito alla crisi.

 

Persiste però una difficoltà di accesso al credito, che risulta più elevata per le micro, piccole e medie imprese. Anche se il costo del credito per le imprese è stabilizzato su livelli contenuti (a novembre 2021 il tasso di interesse medio sui nuovi prestiti bancari alle imprese era di 1,1%), la situazione più gravosa purtroppo è per le micro e piccole imprese. Infatti, se il tasso di interesse annuo effettivo pagato dalle imprese è pari al 3,36%, per le piccole imprese è di 6,48%, il doppio del 3,06% delle imprese medio-grandi.

Da evidenziare il dato relativo alle fonti di finanziamento, che vede proprio l’autofinanziamento la forma più utilizzata dal 74,6% delle mpi, seguita dal credito bancario a medio-lungo termine con il 33,3% e dal credito bancario a breve termine scelto dal 20,7% delle micro e piccole imprese.

Certamente l’accelerazione delle relazioni digitali avvenuta con la pandemia ha dato più importanza alle caratteristiche dei servizi digitali, ma nella scelta della banca principale da parte delle micro e piccole imprese prevalgono i fattori di fiducia e vicinanza. Nella nostra regione, ad esempio, il 53,4% sceglie il partner creditizio in base alla prossimità geografica dello sportello, il 51,6% per il rapporto storico e di fiducia instaurato e il 36,7% per motivi di competitività dei servizi/finanziamenti. Il 26% delle MPI, inoltre, intrattiene rapporti con 1 banca, un ulteriore 28% con 2 banche, il 29% con 3-4 banche e il rimanente 13% con 5 e più istituti di credito.

“La ripresa – osserva il Segretario generale di Confartigianato Giorgio Menichelli – è sostenuta anche dalle condizioni espansive della politica monetaria, mentre la propensione ad investire è favorita da diversi fattori, quali bassi tassi di interesse, incentivi fiscali e dinamica dei prestiti. Assistiamo comunque ad una domanda di credito delle imprese contenuta. La Banca d’Italia – aggiunge Menichelli – ha recentemente osservato come la crescita dei prestiti alle società non finanziarie si sia confermata debole: pur in una favorevole fase ciclica, questo risultato è dipeso anche dalle disponibilità liquide accumulate nell’ultimo biennio. Il ritorno dei flussi di liquidità derivati dal ciclo dei ricavi si somma all’evoluzione degli interventi anticrisi delle garanzie e delle moratorie, su cui il mondo della piccola impresa ha lanciato un alert. Il sostegno delle moratorie è infatti terminato il 31 dicembre 2021, data alla quale erano attive sospensioni per circa 36 miliardi di euro”.

 

 

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