UBI Banca esternalizza 70 dipendenti. Cgil e Cisl chiedono tutele

Ancona 23 novembre.- “Garantire i diritti e la tutela occupazionale dei 70 dipendenti UBI che potrebbero essere esternalizzati”. Lo chiedono Cgil e Cisl impegnate nella trattativa sindacale con l’azienda che ha avviato programmi di ristrutturazione generale dopo l’acquisizione di Banca Marche e Banca Popolare di Ancona.

“I processi di frantumazione del lavoro e dei processi produttivi – dicono i due sindacati-  che si concretizzano nell’allungamento delle filiere, nel sistema di esternalizzazioni, appalti e subappalti hanno causato precarietĂ  e forte riduzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori. In questo disegno si inquadrano anche molte operazioni di ristrutturazione del sistema bancario italiano che da qualche anno ha portato tutto il settore del settore credito da 330.000 lavoratori a poco piĂą di 270.000.Le Marche hanno pagato ancor di piĂą – sottolineano Cgil e Cisl – per tali ristrutturazioni e per la crisi della principale Banca del territorio (BdM), con una diminuzione degli occupati che supera il 20% e con la chiusura di un elevatissimo numero di sportelli e dunque di servizi al territorio.”

I sindacati ricordano che il piano presentato da UBI banca prevede esternalizzazioni (cioè affidamento a società terze di alcune attività, tra le quali alcune tipiche dei servizi bancari) che coinvolgono complessivamente 200 lavoratori e lavoratrici, una parte con l’istituto del “distacco” e in parte con la “cessione” del rapporto di lavoro.  Di questi ultimi 102 oltre 70 riguardano le Marche, interessando soprattutto l’unità produttiva di Pesaro e anche quella di Jesi. Dunque, ancora una volta, la nostra regione rischia di essere la regione più colpita dai processi di ristrutturazione del settore.

Le organizzazioni di categoria FISAC CGIL e FIRST CISL hanno già espresso la loro contrarietà al ricorso alle esternalizzazioni e avanzato dubbi sul rispetto della normativa di legge circa “l’autonomia dei rami”.

Ma soprattutto sottolineano “ la necessità di garantire agli addetti le necessarie tutele e diritti: rispetto del contratto ABI, garanzie per eventuale rientro in azienda, garanzie per una contrattazione di II livello, garanzie per l’azzeramento della mobilità territoriale e,  garanzie affinché le lavorazioni, anche in futuro, rimangano sul territorio marchigiano.”

 

 

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