Ustica, il Dc9 abbattuto perchè trasportava uranio ?

Ancona 4 ottobre.- Gli eredi di Aldo Davanzali nell’aprile di quest’anno hanno ottenuto 330 milioni di euro di risarcimento danni. Dovranno pagarli i Ministeri dei Trasporti e della Difesa, così come ha stabilito la Corte d’Appello di Roma. A 40 anni dall’abbattimento del Dc9 Itavia sui cieli di Ustica, nel Mar Tirreno i familiari dell’imprenditore anconetano proprietario della compagnia area che fallì a causa di quel disastro, hanno vinto almeno questa battaglia. Ma la verità sui fatti drammatici del 27 giugno 1980, e sulla caduta in mare del Dc9 che volava da Bologna e Palermo, stenta ancora a venire a galla.

Perchè morirono 81 innocenti, uomini, donne e bambini e molti altri dopo di loro, in una lunga scia di sangue che è proseguita per anni ?

Tenta di avvicinarsi ad una verità possibile Paolo Cucchiarelli, uno dei più grandi giornalisti d’inchiesta che abbiamo in Italia, esperto di stragi e attentati avvenuti nel nostro Paese ( Moro, Piazza Fontana). Nel suo straordinario libro “Ustica e Bologna. Attacco all’Italia”, uscito per “La nave di Teseo” l’autore sostiene che non fu un caso, una sfortunata coincidenza quella che portò all’esplosione in volo e poi all’inabissamento dell’areo dell’Itavia.

Il Dc9 della compagnia di Davanzali era proprio l’obiettivo dell’attacco. Si ritrovò al centro di una battaglia tra jet militari che avevano scopi opposti. Due o più di loro, gli aggressori – appartenenti a strutture parallele segrete e non identificate, forse occidentali, forse israeliane – volevano abbattere il velivolo civile. Mentre altri, uno in particolare era arrivato dalla Libia proprio per scortare il Dc9 a destinazione, evitando problemi all’importante carico che esso trasportava.

Cosa c’era a bordo dell’areo dell’Itavia ? Secondo Cucchiarelli, qualcuno a Bologna aveva imbarcato una valigetta contenente 30 grammi di uranio arricchito e detonatori Triton, destinati alla Libia e al Pakistan. Materiale e attrezzature utili per lavorare alla costruzione anche di semplici ordigni nucleari. E questo naturalmente, non poteva essere permesso.

Così nello scontro tra F14 e Mig , un missile colpì il Dc9 – ma l’aggressione era già iniziata ..-  e la tragedia fu compiuta. E l’Italia ? Tutti i centri radar e di controllo sapevano, e due jet della nostra Aeronautica si erano alzati in volo dalla base di Grosseto ma  tornarono indietro. Poi una serie di manipolazioni, depistaggi, censure, sparizioni di documenti e tracciati, oltre che morti sospette successive all’evento, misero una pietra tombale su quanto accaduto.

Il giudice Rosario Priore dopo anni di lavoro e dopo aver ricostruito il contesto generale della vicenda, ma trovando sempre il muro del segreto di Stato o della Nato ( USA), potè solo concludere che si trattava di un atto di “guerra di fatto”.  In tempo di pace, però.

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