Violenza e odio dilaganti nella società. Vescovo di Ascoli , D’Ercole : solo l’amore può salvarci

Dal Vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Giovanni D’Ercole, riceviamo e pubblichiamo:

“Ogni giorno i media ci parlano di violenza, uccisioni in famiglia, e aumento della solitudine; nei social trionfa l’accanimento e l’odio, odio gratuito che talora spinge al suicidio. Anche in questi giorni si registrano episodi che preoccupano e destano paura. Voglio condividere  un pensiero che un giovane di strada, disperato per la sua situazione familiare e personale, mi ha inviato come sua riflessione: “Se ti fermi per strada e mi guardi, se mi prendi la mano ed io la prendo e se mi lasci, non essere sorpreso se prenderò a schiaffi un altro quando verrà  a tenermi la mano”.
Queste parole, come è facile immagine, mi hanno suscitato alcune riflessioni che condivido con voi. E’ innegabile, noi ormai viviamo in un mondo di angoscia. Ci si sente male nella propria pelle, si è in una specie di stato interiore in cui si immagina che le persone intorno a noi guardino sempre e solo il “brutto” che è dentro di noi e questo crea angoscia intollerabile.  Esiste una paura di amare perché la realtà che molti di noi vivono è assai vicina  alla linea della disperazione o in una forma di tristezza che impedisce ogni forma di slancio e ogni creatività o in una forma di violenza che a prima vista sembra inspiegabile; questa è una realtà pericolosa e in questo contesto molti pensano che amare sia calmare gli altri, dar loro qualcosa, penetrare nel loro spazio segreto per fare del bene
C’è una domanda che ho sentito tante volte: Ti interessi veramente di me?  Perché? Cosa vuoi? Chi te lo fa fare?  Questo lo chiamo in una paura: aver paura di vivere, paura dell’altro, paura di lanciarsi, la paura della vita, la paura di Gesù, in una paura la paura di amare. Come assumere allora questa paura, senza far finta che non esista? Riflettiamo insieme brevemente. Dobbiamo innanzitutto aiutarci a trovare ognuno il nostro spazio e rispettarlo. Amare non è dare la mano a qualcuno quando si cammina per la strada, non è accarezzare. E’ aiutare la persona a diventare più libera, a essere se stessa ,a scoprire la bellezza, a scoprire che ognuno è fonte di vita. Si può uccidere credendo di amare perché si tende a creare uno stato di dipendenza che porta alla frustrazione e all’odio o si fa scattare tutto il mondo della sessualità o della gelosia così che l’altro non sa più come gestirsi. Il solo vero dono è la rivelazione all’altro delle sue qualità positive, che gli danno fiducia in se steso e che gli provano che è capace di fare qualcosa di bello.
Esiste la paura di essere amati. Si pensa che tutti vogliano essere amati, ma non è sempre vero perché quando si è amati e poi traditi o abbandonati nasce naturalmente la volontà di non amare più. E da qui scaturisce inevitabilmente  la paura dell’impegno e la mancanza di fiducia, la paura dell’altro che se si avvicina troppo a me scopre la mia povertà fondamentale e perde la mia immagine che aveva di me. Meglio vivere a distanza perché se si avvicina troppo scopre chi veramente io sono. Quanto cammino abbiamo da compiere iniziando da piccoli passi che ci avvicinano agli altri aiutandoci a capire sempre di più il mistero che abita il nostro cuore.
Io ho capito che Amare è rispettare tutte le distanze dell’altro perché non do il mio amore ma l’amore di Gesù Cristo. Ecco perché debbo essere radicato in Gesù per poter amare veramente l’altro rispettandolo. Gesù ci da la certezza che esiste una potenza d’amore molto più forte del nostro amore e che non siamo noi a creare questo mondo di comunione al quale aspiriamo. Noi siamo solo strumenti di una delicatezza straordinaria. Prendendo coscienza che Gesù ama dentro di noi, non per i nostri successi o per le nostre competenze, ma ci ama così come siamo. Ci vorranno forse anni, ma che importa! L’essenziale non è la guarigione ma la fiducia reciproca, la crescita della fiducia in noi, quella che oggi chiamano resilienza, la speranza.”

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