Virus, il comparto dello spettacolo rischia la paralisi

Pesaro 4 marzo.-“Sono molto preoccupato per la situazione che sta colpendo la cultura e gli spettacoli dal vivo nelle Marche. Se continuiamo così rischiamo la paralisi del settore. ”

Lo afferma in una nota allarmata Daniele Vimini (nella foto), Presidente del Consorzio Marche Spettacolo e Assessore comunale a Pesaro, in relazione alle conseguenze della sospensione degli eventi pubblici decisa dal Governatore Ceriscioli per il rischio di diffusione del coronavirus. Da una prima stima svolta dal Consorzio, al quale aderiscono 41 soggetti, risulterebbero già più di 100 gli spettacoli annullati sul territorio solo nelle ultime giornate.

“A soffrire della situazione attuale – sostiene Vimini- sono soprattutto i tanti lavoratori del settore , dagli artisti, ai tecnici al personale legato all’organizzazione il cui compenso è direttamente legato allo svolgimento delle attività. Va poi considerato un indotto molto esteso e non facilmente stimabile ma che è parte integrante del movimento dello spettacolo dal vivo nella nostra regione. Il Consorzio  – aggiunge il Presidente – vuole affiancare la Regione Marche nella valutazione dei danni e soprattutto nella messa a punto di nuove azioni capaci di sostenere il settore nel suo complesso, in un momento tanto delicato e in un’ottica non solo di resistenza ma anche di pronto rilancio.”

Un giusto auspicio che in queste ore sembra lontano dal potersi realizzare. Quella che viene considerata un’emergenza sanitaria, ma che forse è più mediatica e psicologica che altro, sta condizionando in maniera pesante molte attività economiche e sociali di un territorio già in forte difficoltà per le crisi dei distretti industriali, del commercio e quella mai risolta delle zone terremotate, dove la ricostruzione è ferma. La tutela della salute pubblica viene prima di tutto, e per questo Ceriscioli ha chiuso di nuovo scuole e sospeso gli eventi dopo la crescita dei “contagiati” ( che riguardano in grande maggioranza però il Pesarese). Ma forse bisognerebbe valutare bene anche l’impatto che tali misure restrittive stanno provocando su un sistema produttivo in senso lato, compreso quella culturale che non può continuare a subire shock senza fine. Senza far perdere ulteriori posti di lavoro e opportunità di reddito per chi opera nel settore privato e non pubblico.

 

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