Virus, Provincia di Pesaro in isolamento totale. Proteste

Pesaro 8 marzo.- Scuole , teatri, piscine, palestre, musei chiusi fino al 3 aprile, eventi sospesi, ma soprattutto divieto di entrata e di uscita da tutto il territorio ed all’interno di esso, salvo esigenze lavorative documentate o situazioni gravi. E’ quanto prevede l’ultimo decreto governativo anche per la provincia di Pesaro-Urbino, diventata ‘zona rossa’ per il rischio di diffusione del coronavirus. Considerata la crescita dei casi di contagio nel Nord delle Marche, e per limitarne la possibile proliferazione nelle aree circostanti , Conte ha deciso di equiparare il pesarese alla Lombardia ( tutta la regione ora è in zona rossa), e parte di Veneto, Piemonte, Emilia Romagna che sono già in emergenza.

Un mezzo coprifuoco per la provincia di Pesaro, che è stato fortemente criticato dal sindaco del capoluogo Matteo Ricci : “E’ una cosa inaudita. Che cosa vuole dire non poter uscire di casa ? Si fermeranno fabbriche, uffici e tutto quanto. Comunque sia – aggiunge – dico ai residenti di affrontare al meglio questi sacrifici, per poter uscire il prima possibile da questa fase”.

Più cauto il commento al drastico provvedimento, il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, che propone delle modifiche : “Riteniamo corretto intensificare le misure di contenimento vista la forte diffusione del contagio. Abbiamo tuttavia avuto poco tempo a disposizione per elaborare un giudizio su un provvedimento di tale portata. Come prima istanza – prosegue Ceriscioli – chiediamo particolare attenzione soprattutto su tre punti: è necessario aggiungere una previsione che consenta l’attività delle imprese di qualunque natura e qualsiasi in forma costituite, aventi sede legale o operativa nel territorio della Provincia di Pesaro; occorre consentire alle persone almeno il rientro presso il proprio domicilio abitazione , ed è necessario consentire spostamenti per motivi di salute.”

C’è da chiedersi se queste misure governative sospendano i diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Costituzione, e se la tutela della salute pubblica debba prevalere su tutti gli altri.

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